Il concetto di cane moderno è nato in epoca vittoriana, periodo della storia inglese compreso nel lungo regno della Regina Vittoria (dal 1837 al 1901). In questa epoca l’uomo si è allontanato dagli animali da cortile per accogliere in famiglia il suo migliore amico a 4 zampe.
Anche i carlini in epoca vittoriana conoscono la loro massima espressione.
Il cane come membro della famiglia
Il regno della Regina Victoria, durato ben 63 anni, ha lasciato un’impronta profonda sulla vita delle persone in tanti campi ed anche in quello cinofilo.
Nel suo libro “At Home and Astray: The Domestic Dog in Victorian London” pubblicato dalla University of Virginia Press nel 2015, il Dr. Philip Howell, accademico dell’università di Cambridge, racconta come, secondo lui, il cane sia entrato a far parte delle nostre famiglie dall’epoca vittoriana.
L’autore sostiene infatti che sono proprio i primi decenni del 1800 a segnare l’inizio di un nuovo percorso che ha trasformato il destino di Fido conferendogli un ruolo importante nelle famiglie.
L’accademico di Cambridge Philip Howell sostiene che i vittoriani hanno sigillato il destino del cane come animale domestico e gli hanno conferito un ruolo d’affezione.
Howell suggerisce che il cane di famiglia come lo conosciamo oggi è stato “inventato” nella Londra del XIX secolo, nonostante fosse già popolare fra gli aristocratici da secoli.
In una serie di capitoli tematici, l’affascinante analisi di Howell mette in luce un periodo che ha visto cambiamenti rapidi nei rapporti umano-animali all’interno del contesto urbano. Uno spostamento che ha visto lo sviluppo dell’industria del pet food e gli inizi dei «diritti degli animali».
Il cane come status simbol di benessere
Londra cresceva e furono imposte norme sanitarie per cui gli animali da cortile furono allontanati dal centro della città; Howell sostiene che il cane andò a colmare il vuoto che si creò da questa migrazione.
La seconda metà del XIX la nuova classe sociale di ricchi mercanti voleva emulare lo stile di vita della classe superiore e quindi si concentrava sempre più sulla creazione della casa come un’oasi di felicità domestica e fece del cane un must dei loro acquisti.
Nel seno della famiglia, il cane ha ottenuto un nome, una storia personale e, alla fine della sua vita, un luogo di sepoltura.
Nell’epoca Vittoria i funerali per i cani o i gatti aumentarono esponenzialmente. Molti padroni che avevano subito il lutto facevano costruire della bare molto sfarzose, alcuni sacerdoti eseguivano servizi funebri per i piccoli esseri defunti e alcuni scalpellini scolpivano il nome dell’animale su lapidi di marmo. Queste usanza prendevano molte classi sociali dell’epoca, dal ricco baronetto alla zitella di campagna.
Il carlino in epoca vittoriana
Il carlino arriva in Europa sul finire del 1500 grazie agli scambi commerciali fra la Cina e la celebre Compagnia delle Indie, ma è in Inghilterra che questa razza trova la sua massima espansione e la sua piena affermazione.
Con l’inizio del 1800 e soprattutto grazie all’amore che la Regina Victoria nutriva per questa razza, il cane carlino fiorì e diventò una razza più standardizzata, con colori separati e stabiliti nei contemporanei fulvo, “Isabella” e nero.
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Sotto il regno della Regina Victoria:
- si vietò il taglio delle loro orecchie, decretando fosse una pratica inutile e oltremodo crudele
- si favorì la diffusione dei carlini color albicocca e fulvo
- il libro genealogico della razza iniziò ad essere pubblicato nel 1871, e nel primo volume vi erano 66 Carlini
- nacque in Inghilterra il Pug Dog Club e nel 1887 venne redatto il primo standard della razza
- si contribuì a stabilire il Kennel Club che si è formato nel 1873
La nascita dei primi allevamenti
Determinanti per la nascita del Carlino moderno, sono le due linee di sangue inglesi: Willoughby e Morrison nate all’incirca nel 1800 e che si avvicinano molto alla descrizione dell’attuale standard.
Queste linee di sangue, fra loro antagoniste, sono esistite per moltissimi anni nelle genealogie dei Carlini.
Il primo allevamento di carlini ufficiale fu fondato nel 1840 da Lady Willoughby, mentre il secondo fu quello della Morrison di Walham Green.
Erano i carlini chiari ad essere maggiormente apprezzati, quelli neri acquistarono importanza solo dopo il 1918, quando comparvero degli esemplari molto belli.
Secondo molti cinofili, gli allevamenti nati in epoca vittoriana, sono la fonte dei problemi fisici di tanti cani di oggi poichè si allevavano cani con anomalie genetiche solo per scopi estetici.
Fotografie di carlini vittoriani
L’arte visiva che più di tutte rappresenta gli avanzamenti scientifici dell’epoca vittoriana è la fotografia. Fu Henri Fox Talbolt che nel 1835 inventò la fotografia su carta salata. Con la strada spianata da Talbot, i primi fotografi si buttano a capofitto in questa nuova arte, immortalando persone, paesaggi e anche i loro cani con cura ed entusiasmo.
In alcuni casi, il cane nelle fotografie è di proprietà del soggetto, ma spesso veniva aggiunto solo per impreziosire la foto perché simboleggiava la ricchezza e lo stato sociale. E’ per questo che le fotografie dei soli cani sono particolarmente significative; danno luce al fatto che il proprietario teneva così tanto al suo animaletto peloso, da effettuare una tale spesa.
Ecco alcune vecchie fotografie, del periodo vittoriano, raffiguranti ricchi borghesi e i loro carlini.
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