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Storia

William Hogarth, l’amante di carlini celato dietro l’artista

La raffigurazione del cane carlino nell’arte è da sempre molto affascinante. Nell’articolo Raffigurazioni di carlini nell’arte antica e del XVIII secolo ho citato molti quadri del celebre artista William Hogarth risalenti alla metà del 1700 e raffiguranti alcune famiglie nobili con i loro carlini. 

Ma ciò che non ti ho detto è che questo famoso pittore fu egli stesso un amante dei carlini, ne possedette almeno tre, e uno in particolare fu spesso il protagonista dei suoi dipinti. 

William Hogarth, l’amante dei carlini

William Hogarth (Londra 1697 – 1764) è stato un pittore, incisore e autore di stampe, fu il più grande artista del suo tempo.

È lo stesso artista a rivelarci le fonti da cui attinge gli spunti per le sue opere, ovvero il teatro e la contemporanea letteratura inglese:

Ho voluto comporre pitture su tela simili a rappresentazioni sulle scene; e spero che vengano giudicate con lo stesso criterio; ho cercato di trattare il mio soggetto come autore drammatico; il mio quadro è il mio palcoscenico, e attori sono uomini e donne che per mezzo di atti e gesti figurano una pantomima.

Hogarth fa parte di quegli artisti che inseriscono nei loro quadri una morale concreta e facilmente identificabile, unita al gusto per il racconto e ad un’analisi attenta della realtà.

Questo artista inglese era un grande amante della razza dei carlini e ne possedeva tre: Pugg, Trump, e Crab.

Quando a Pugg, uno dei carlini di Hogarth, capitò di perdersi, Hogarth scosso dall’accaduto, mise la seguente inserzione (cosa non comune all’epoca) sul giornale “The Craftsman” di domenica 5 dicembre 1730 :

From the Broad Cloth Warehouse, in the Little Piazza, Covent Garden, a light-colour’d Dutch DOG , with black Muzzle, and answers to the Name of Pugg. Whoever has found him, and will bring him to Mr. Hogarth, at the said place, shall have half a Guinea reward.

Dal Magazzino Cloth Warehouse, nella piccola piazza di Covent Garden, un cane olandese di colore chiaro, con muso nero, che risponde al nome di Pugg. Chiunque lo abbia trovato e lo porterà al signor Hogarth, in quel luogo, avrà mezza guinea come ricompensa.

Anche la moglie di Hogarth amava questa razza, uno dei suoi carlini è sepolto in fondo al vialetto del giardino della loro casa a Chiswick. Hogarth in persona scolpì sulla lapide il seguente epitaffio:

Life to the last enjoyed, here Pompey lies.

William e Trump

“Autoritratto con carlino”, William Hogarth 1745 – Tate Gallery di Londra

Il cagnolino fulvo raffigurato nel dipinto qui sopra, è Trump.
Il carlino, per Hogarth, rappresenta la grinta e il lato battagliero della personalità del pittore.

La figura dell’artista è racchiusa in un “quadro dentro il quadro” che poggia sui volumi delle opere di Shakespeare, Milton e Swift, non solo a simboleggiare ammirazione per questi autori ma anche ad indicare l’ambizione a eguagliare il loro contributo all’arte britannica.

Il dipinto è notevole perché mostra quanto questa razza sia cambiata nel corso dei secoli: Trump ha gambe e muso molto più allungati rispetto ad un Carlino moderno e non ha tantissime rughe.
Siccome il cane è raffigurato seduto, non ci è dato sapere se la coda sia arricciata o meno.

“The Bruiser”, William Hogarth – incisione del 1763

Qui il suo ruolo è significativo: fa pipì sul volume del critico d’arte Charles Churchill.

Churchill era l’acerrimo nemico del pittore, autore del libretto satirico “Epistle to William Hogart” nel quale critica il quadro di Hogarth “Autoritratto con Carlino”, sottolineando la somiglianza tra cane e padrone.

“The Strode Family”, William Hogarth – 1742 – Tate Gallery

Il successo di Hogarth come pittore si basava sui suoi “pezzi di conversazione” in piccola scala eccezionalmente vivaci o sui ritratti informali di gruppo, che sono diventati alla moda nel 1730. 

Essi riflettevano l’allontanamento dalla solenne formalità della generazione precedente e tentarono di mostrare le persone sedute in posizioni semplici e naturali, in un ambiente domestico, impegnate in attività quotidiane come la conversazione o il bere del tè. 

Il soggetto principale qui è il ricco patrono della città William Strode, seduto a tavola con la sua nuova moglie Lady Anne Cecil, il suo vicino Col. Strode, e il suo tutor Dr Arthur Smyth, e l’Arcivescovo di Dublino.

Nell’angolo a destra puoi vedere seduto il carlino Trump, inconfondibile come sempre.


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