Molto spesso mi viene chiesto cosa penso della sindrome bachicefalica e del suo relativo intervento (BAOS).
Come sai mi baso sempre sulle mie esperienze di vita vissuta, ma i miei carlini non sono stati operati di Boas e, al momento, non hanno questo problema. Non avendo le competenze mediche chirurgiche che servono per capire appieno questa patologia, ho preferito che questo articolo fosse scritto dalla veterinaria Silvia Bonasegale Camnasio.
Sono certa che potrai trovare informazioni utili ma non dimenticare che solo l’attenta osservazione del carlino può determinare lo stato di salute del tuo cane
Il carlino è un cane brachicefalo, un soggetto cioè che ha le ossa del cranio conformate in modo tale da essere più larghe che lunghe.
Questa caratteristica gli dona l’espressione tanto amata da te e da tutti gli estimatori di razza, ma è anche la causa dei suoi tanti malanni. Malanni non solo di tipo respiratorio, ma anche di tipo gastroenterico e cutaneo.
In questo articolo vorrei porre l’accento sulla necessità di capire quali sono i suoi problemi e come cercare di porvi rimedio, partendo proprio dalla prevenzione. Ne abbiamo parlato con uno dei massimi esperti dell’argomento il Dott. Roberto Bussadori.
Sindrome brachicefalica del carlino: di cosa si tratta?
Partiamo dall’inizio e capiamo i termini.
Per Sindrome si intende un complesso di sintomi provocati da diverse situazioni.
Quella del cane brachicefalo, ha una causa primaria molto importante, che porta a tutte le altre conseguenze a catena: la conformazioni delle ossa craniche.
Queste sono più corte che larghe, la caratteristica faccia schiacciata (il naso nella fattispecie) che non c’è più.
Guarda questa foto.
Come puoi ben vedere da destra a sinistra il naso si accorcia fino a non essere più presente nell’ultima foto, quella del cane carlino.
La testa è più larga che lunga.
Ciò su cui vorrei farti riflettere per meglio capire qual è il problema (se ancora non ti fosse chiaro) è che la quantità di parti anatomiche che, normalmente dovrebbero stare in diversi centimetri quadrati di spazio, in questi soggetti, viene relegata in un centimetro!
Il fatto è che mentre le ossa crescono in larghezza e non in lunghezza, i tessuti molli al loro interno, non seguono questo orientamento e quindi si attorcigliano e crescono male in uno spazio non loro.
Praticamente tutte le prime vie aeree si ammassano in modo scorretto.
Ed è da qui che partono tutti i problemi che danno appunto il nome alla Sindrome delle prime vie aeree del cane brachicefalo.
Se vuoi una panoramica più tecnica (ma comprensibile) del problema, ti consiglio di leggere questo articolo che spiega tutto quello che succede.
Quali parti anatomiche vengono coinvolte?
- Partendo dall’esterno abbiamo le narici che possono presentarsi stenotiche (chiuse);
- le conche nasali, quella parte anatomica che dovrebbe essere contenuta nel naso del cane (la distanza B-C della foto, per intenderci) è sia ossea che mucosa e non ha spazio, quindi vengono definiti aberranti i turbinati che sono al loro interno, perché, come detto prima non si adattano, nella crescita, al diminuito spazio che è concesso loro;
- il palato molle, è una parte di mucosa che non ha spazio sufficiente e quindi sporge in gola, perché è troppo lungo. Dunque interferisce, non solo con l’aria che dovrebbe passare dal naso e dalla bocca, ma anche con la deglutizione;
- tutte la parti anatomiche del laringe e orofaringe poi, spesso sono compromesse, con alterazioni che occludono il passaggio dell’aria;
- andando più indietro, caudalmente (quindi in direzione della coda) troviamo la trachea che spesso ha un lume ridotto, lungo tutto il suo percorso.
Cosa succede nella sindrome del cane brachicefalo? Quali le complicanze.
Questa situazione così complessa di ostruzione reale delle prime vie respiratorie, fa sì che l’aria, al passaggio in queste strutture così strette, invece di avere un flusso lineare, crei dei vortici che diventano fonte di irritazione per le mucose.
Irritazione significa ulteriore aggravamento graduale. Con il cane che, soprattutto in situazione di eccitazione, movimento o in ambienti caldo umidi, non riesce a respirare e arriva a svenire, per mancanza d’aria.
Più passa il tempo, e più le complicanze si aggravano, portando ad alterazioni anatomiche quali:
- aumento delle dimensione delle tonsille,
- ispessimento del palato molle,
- rischio (concreto) di collasso rinofaringeo e laringeo.
In generale, ogni volta che si ha una piccola infiammazione delle mucose, queste si “gonfiano” e il loro già angusto spazio diventa ancora più congesto, con possibilità di instaurarsi una fame d’aria.
Come puoi notare i problemi sono davvero tanti. È per questo che è importante valutare fin da subito la possibilità di intervenire per prevenirne le complicanze, perché è una questione di tempo.
Più passa, meno possibilità ha il tuo cane, di vivere una vita felice.
Sindrome brachicefalica, complicanze su altri organi.
Il fatto di avere meno aria che riesce ad accedere ai polmoni, provoca anche una diminuzione conseguente di ossigeno ai tessuti tutti.
Le conseguenze sono:
- diminuita capacità di reagire alle malattie: il sistema immunitario è meno efficiente;
- maggior predisposizione a malattie gastroenteriche e dermatologiche;
- maggior predisposizione al colpo di calore che può instaurarsi anche senza le condizioni climatiche che normalmente lo possono scatenare;
- la conformazione del cranio esasperato porta anche a difficoltà nella masticazione con un anormale accoppiamento della mascella-mandibola;
- problemi oculari, per un globo troppo esposto e poco protetto;
- lo sforzo della respirazione porta a aumento dell’incidenza di reflusso acido e di ernie dello stomaco. Questo perché si crea una pressione interna negativa innaturale che provoca tutto questo;
- nel bulldog inoltre, c’è un aumento allarmante di patologie cardiache (non operabili) ereditarie;
- problemi cardiaci, apnee notturne, e scompensi respiratori sono poi fattori predisponenti l’ictus.
Inoltre uno studio su 73 cani brachicefali (soprattutto Bulldog francesi) ha messo in evidenza come cani con sintomi riferibili a problemi respiratori avessero, problemi gastroenterici anche se non manifesti clinicamente.
Più erano gravi i sintomi respiratori, più erano evidenti le lesioni gastriche (viste in endoscopia).
E’ possibile fare prevenzione per la sindrome brachicefalica?
Esistono diversi studi che mettono in evidenza come il trattamento chirurgico sia l’unica vera soluzione per la prevenzione dell’aggravarsi delle conseguenze della sindrome del cane brachicefalo.
L’effettuazione dell’intervento quando il cane è ancora sano, molto giovane e asintomatico, può fare davvero la differenza.
Intervenire su soggetti che abbiano già manifestato sintomi, per quanto possano avere beneficio dopo l’operazione, lascia comunque pazienti deboli.
Inoltre se un cucciolo è asintomatico, quindi non ha rumori di respirazione, non russa, sta bene, non ha avuto episodi di svenimento e riesce a effettuare una normale attività fisica senza affanno, significa che non ha ancora manifestato alcuna alterazione anatomica, come l’ispessimento delle mucose e tutte le possibili conseguenza che abbiamo descritto prima e che possono diventare croniche se si instaurano.
Si trova dunque nella situazione più favorevole per effettuare gli interventi chirurgici che gli consentiranno di avere una buona vita in futuro.
Questi stessi cuccioli, a causa della loro eccessiva ostruzione delle prime vie aeree saranno certamente sintomatici da adulti e allora l’intervento, qualora diventasse d’emergenza, potrebbe non essere più risolutivo.
Intervista a Roberto Bussadori: il chirurgo specializzato in Baos
Sul discorso prevenzione e necessità di intervenire chirurgicamente sul cane, abbiamo chiesto l’opinione di uno dei maggiori esperti nell’ambito dei veterinari chirurghi, il Dott. Roberto Bussadori.
Chi è Roberto Bussadori?
Roberto Bussadori si laurea nel 1996 presso l’Università di Milano.
Si occupa di chirurgia generale dei tessuti molli presso la Clinica veterinaria Gran Sasso di Milano e, come libero professionista, presso alcune strutture in Italia e all’estero con particolare interesse per la chirurgia toracica, vascolare, delle prime vie respiratorie e per la chirurgia a cuore battente.
Ha seguito stages in Italia e all’estero presso docenti universitari e liberi professionisti.
Autore e coautore di libri e articoli pubblicati su riviste italiane e straniere. Ha presentato relazioni a congressi e incontri per l’aggiornamento in Italia e all’estero dove è stato invitato come relatore straniero su argomenti riguardanti la chirurgia toracica, vascolare, delle prime vie respiratorie e dello shunt porto-sistemico.
Dal febbraio 2005 collabora con il dipartimento di chirurgia della facoltà di medicina veterinaria di Leòn (Spagna).
Nel maggio 2010 ha terminato il master biennale di 2° livello in microchirurgia, chirurgia sperimentale e dei trapianti presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’università degli studi di Milano.
Dal 2017 è stato eletto vice presidente della SCVI (Società di Chirurugia Veterinaria Italiana).
Nel gennaio 2016 ha conseguito il titolo di International Phd con il massimo dei voti e lode.
Ed ecco la sua intervista.
Roberto, prima di tutto grazie per avermi dedicato il tuo tempo.
So che l’argomento brachicefali ti sta particolarmente a cuore, sia per il cane che per il gatto. Qual è il primo consiglio che ti senti di dare ad una persona che vorrebbe acquistare un cane brachicefalo?
Prima cosa, vorrei sottolineare l’importanza che hanno gli allevatori.
La sindrome del cane brachicefalo, nasce dall’esasperazione nella selezione di soggetti ipertipici.
Un primo passo sarebbe quello di cercare di avere dei soggetti con una conformazione delle ossa cranio facciali meno estreme.
La lunghezza della canna nasale è fondamentale. Se provi a guardare in faccia un brachicefalo estremo, ti rendi conto che ha le narici alla stessa altezza dell’angolo esterno dell’occhio, mentre dovrebbe essere ben al di sotto.
E’ stato dimostrato che le ossa facciali hanno un impatto molto importante sull’insorgenza e gravità dei sintomi e che questi vengono trasmessi da geni semi dominanti.
Questo significa che sarebbe piuttosto semplice effettuare una selezione e generare soggetti sempre più sani, cosa che, al contrario, non viene fatta.
Ci si focalizza troppo sulla lunghezza del palato molle o sulle narici più o meno strette, ma queste sono solo conseguenze di una conformazione errata della testa. I problemi sono ben altri.
Se il cane avesse una canna nasale, il suo interno avrebbe lo spazio per crescere ed adattarsi fisiologicamente, cosa che invece non avviene.
Il consiglio quindi al futuro proprietario è di cercare cani che non siano ipertipici. Agli allevatori di selezionare soggetti che abbiano una conformazione del cranio meno eccessiva. Cercando di escludere dalla riproduzione quei soggetti che, non hanno la stenosi delle narici, privilegiando quelli che hanno una lunghezza sempre crescente del naso.
Anche la lunghezza del collo è importante. Un cane deve avere una forma armoniosa, altrimenti è votato ad avere una vita complicata.
Parliamo di chirurgia.
La chirurgia è l’unica soluzione per cercare di ridurre il disagio del cane: a che età la consigli?
Considerando che potenzialmente tutti i cani brachicefali, hanno una conformazione cranio facciale che porta ad avere la sindrome, la cosa importante è cercare di intervenire PRIMA che la sintomatologia sia presente, quindi il più presto possibile.
Nei cuccioli dai 4-6 mesi in su, è già possibile e fortemente consigliato effettuare un controllo che metta in evidenza la necessità di intervenire con risoluzione chirurgica di anomalie anatomiche, quali la riduzione del palato molle, o la correzione della stenosi della narici, o dei turbinati aberranti.
Prima si interviene meno conseguenze avrà il cane e migliore sarà la sua qualità di vita futura.
E se l’intervento non viene effettuato subito, da cucciolo, consigli comunque di farlo, anche se ha già manifestato sintomi ?
Certamente si. Ovviamente dipenderà dallo stato di salute del paziente. Ma dare la possibilità al cane di respirare, è sempre una via per migliorare la sua condizione di vita.
Ecco perché è così importante fare il prima possibile gli interventi. Le soluzioni farmacologiche sono purtroppo solo palliative.
Parliamo di chirurgia: cosa puoi dire per rassicurare un iperprotettivo proprietario di un carlino che teme più un intervento chirurgico, che le conseguenze di una vita senza aria, per il suo cane.
Che le tecniche odierne di chirurgia consentono di intervenire senza quasi conseguenze sul cane. I rischi e le complicanze che si avevano una volta erano:
- emorragie post operatorie,
- edema e quindi gonfiore delle parti interne alla gola con conseguente rischio di occlusione ancora maggiore,
- necrosi dei tessuti nel punto in cui venivano tagliati (parliamo semplice…).
Oggi tutto questo non esiste più, soprattutto se viene utilizzate strumentazioni moderne come ad esempio il bisturi ad ultrasuoni che io preferisco, o bisturi a radiofrequenza o laser, che consente di incidere e ridurre al minimo il rischio di emorragie.
Con il bisturi ad ultrasuoni, la temperatura raggiunta non supera i 60° e quindi i danni tissutali sono scongiurati.
Il post operatorio è da eseguire rigorosamente in clinica.
Il cane dovrà essere dimesso quando le sue condizioni saranno tornate alla normalità.
Bene Roberto, grazie ancora dei tuoi preziosi consigli.
Ti invito a contattare il Dott. Roberto Bussadori in caso tu volessi un consulto, o decidessi di voler effettuare l’intervento in una delle strutture presso cui opera.
Scrivi una mail a: roberto.bussadori@gmail.com.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con la Dott.ssa Silvia Bonasegale Camnasio
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