Il cane carlino è stato fra le razze più amate da ogni imperatore che abbia governato l’antica Cina. Ha un aspetto regale e altezzoso, un carattere forte ma al contempo dolcissimo; questo è sicuramente merito della sua origine imperiale.
Il carlino è originario della Cina. Le prime notizie che lo riguardano ci portano indietro di 3000 anni, nella località di Gullin a nord di Canton, dove veniva allevato e amato come un bene prezioso perchè era il cane più apprezzato dagli imperatori cinesi.
Le testimonianze storiche e le opere d’arte
Riferimenti a cani tipo carlino sono stati documentati già nel 600 a.C. da Confucio, che ha descritto un tipo di “cane dalla breve bocca” chiamati anche “cani dal muso corto”.
Con ogni probabilità la razza discende dal Lion Dog, l’odierno Pechinese, che era molto noto in Oriente.
Il carlino era considerato una creatura sacra, capace di allontanare il male e tutto ciò che è negativo, e per questo motivo era allevato nella città sacra degli eunuchi, lontano dalla gente.
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Il cane di Foo
In Cina il piccolo molosso è rappresentato in molte opere d’arte, come statue e quadri. In particolare esiste un cane leggendario chiamato “Cane di Foo” che significa “di stirpe nobile” che è l’antenato del carlino.
Le statue del “Cane di Foo” erano, molto spesso, collocate in coppia davanti all’ingresso dei templi come guardiani; sono la coppia dei cani leoni.
Il maschio è riconoscibile perché gioca con una palla ricamata sotto la zampa, mentre la femmina tiene un fagotto che rappresenta un cucciolo. Il primo è custode della casa intesa come struttura e solidità, la seconda delle persone che la abitano.
Il carlino: la razza più apprezzata dagli imperatori cinesi
Secondo le testimonianze che sono giunte a noi, il carlino è fra le razze che sono state più amate dagli imperatori cinesi.
Tantissimi sovrani ne hanno posseduto uno o addirittura cento!
Si narra che fosse particolarmente apprezzato non solo per il suo pelo meravigliosamente soffice ma anche e soprattutto per le rughe del suo muso perchè, secondo la tradizione cinese, formano un ideogramma dal significato magico.
Le rughe del carlino possono essere interpretate in due modi:
- Alcuni cinesi hanno sempre creduto di riconoscere in queste rughe dei disegni simili agli ideogrammi cinesi, la cui lettura forma la parola principe
- Altri sostengono che tali rughe, ricordino un diamante, ovvero la pietra più preziosa dell’imperatore
E’ indubbio, che entrambe le interpretazioni abbiano un significato magico e solenne.
I carlini più famosi appartenuti agli imperatori
A seconda dell’importanza dei personaggi, principi, mandarini, alte personalità del mondo imperiale, i carlini erano uno squisito dono di nozze.
Si ritiene che vi fosse un’antica legge cinese secondo cui solo all’imperatore era concesso possedere un carlino, a meno che non gli fosse concesso in dono dall’imperatore stesso.
La proprietà illegale di un carlino era punibile con la morte.
E’ famoso un carlino di nome Wang To, posseduto da un membro del Consiglio del Regno di Hsi, che era considerato come un oggetto prezioso e tenuto lontano dagli occhi di tutti. Un giorno un ladro scoprì il suo nascondiglio e tentò di rubarlo, ma fu scoperto e quindi punito a frustate.
La Città Gialla era la casa di migliaia di cani. Quattromila eunuchi, che vivevano in quarantotto sezioni del palazzo, gareggiarono nella produzione di esemplari notevoli. Il numero di Lo-Sze è aumentato incredibilmente durante il periodo delle dinastie SUNG (a.C. 960-1279).
Uno dei più famosi esemplari di Lo-Sze si chiamava Tao Hua, o Peach Flower. L’imperatore T’ai-tsu (960 a.C.) lo ebbe in regalo da un funzionario del Sichuan, che si trova a circa 50 miglia a nord di Chungking.
Peach Flower, considerato dall’imperatore con la massima stima, lo seguiva ovunque. Questo piccolo carlino particolarmente intelligente, informava tutti dell’arrivo dell’imperatore con il suo abbaiare.
Quando l’imperatore scomparve, il suo Peach Flower non accettò il nuovo sovrano Chin Tsung ed in segno di lutto, il nuovo imperatore ordinò che il cane venisse rinchiuso in una gabbia di ferro, con morbidi cuscini bianchi e fiori di pesco. Quando l’animale morì venne avvolto nel mantello imperiale e sepolto accanto a T’ai-Tsu.
Da questo periodo in poi numerosi imperatori hanno mostrato un profondo interesse per il carlino.
Il carlino Wo e il dizionario dell’imperatore Hsi
Uno dei più famosi riferimenti ai piccoli, cani dal muso corto della storia cinese riguarda l’imperatore Xuan Zong e la sua moglie preferita, Yang Kwei Fei, la cui bellezza era ampiamente riconosciuta.
Un giorno l’imperatore stava giocando a scacchi con un certo principe. L’imperatore, della dinastia Tang, stava perdendo, sua moglie, che era una spettatrice interessata, lasciò cadere il suo animale domestico, il carlino, sul bordo del tavolo in modo che i pezzi si scombinassero ed il gioco fosse rovinato, per la gioia dell’imperatore.
Questo cane, di colore bianco e di nome Wo (pronunciato Waugh), veniva dal paese Kang, uno dei nove regni fondato dall’imperatore Wen in Pamir.
K’ANG-HSI, imperatore della dinastia Manju/Khan, regnò dal 1662 al 1723. Salì al trono all’età di otto anni, assunse il governo nel 1667.
Fu un dotto, coraggioso e magnanimo governante. Protesse la letteratura, e durante il suo regno fu compilato un grande dizionario, il Dizionario di K’ang-hsi, da una commissione di studiosi con una sua prefazione.
Il dizionario dell’imperatore K’ang-Hsi si riferisce al carattere di Wo e afferma che questo nome è stato applicato a una razza di cani di piccola taglia.
Nel dizionario compaiono anche due riferimenti che possono descrivere il Carlino: “cani dalle zampe corte” e “cane dalla testa corta” che, secondo alcuni, citano due vecchie enciclopedie:
- un cane con le gambe corte (citato da Shu Wen: dinastia Han)
- il cane con una testa corta (citato da Kwang Yun: dinastia Sung)
- un cane da sotto-tavolo (citato da Kwang Yun: dinastia Sung)
Sempre in questo periodo, così attento è stato l’allevamento dei cani del palazzo, che otto specie primarie distinte del piccolo cane dalle gambe corte si sono evolute; le loro differenze sembravano essere solo una questione di colore e lunghezza del pelo.
I carlini e il loro rango imperiale
Dalla storia ufficiale della dinastia Han, si deduce che l’imperatore Ling Ti (168-189 d.C.) aveva un tale riguardo per il suo carlino, conservato nel suo giardino occidentale a Lo Yang (Honan-fu), che lo presentò con il cappello ufficiale del grado Chin Hsien, considerato come la più alta onorificenza letteraria di tutti i tempi. Il cappello era alto 8 pollici davanti, alto 3 pollici dietro, e 10 pollici di larghezza.
Ling Ti ordinò che i carlini imperiali fossero sorvegliati giorno e notte dalle guardie e che venissero nutriti esclusivamente con il riso e la carne della migliore qualità. Chiunque avesse tentato di rubarne uno sarebbe stato condannato a morte.
L’allevamento del carlino in Cina
Con l’inizio del XVI secolo, i riferimenti a questi cani nella letteratura cinese diventarono frequenti. Durante questo periodo, l’allevamento dei piccoli carlini diventò una moda.
Gli imperatori e le loro dame volevano un animale domestico da coccolare e con cui giocare, quindi i cani furono accuratamente allevati per raggiungere dimensioni tali da poter essere trasportati all’interno delle ampie maniche delle vesti delle dame e dei più alti funzionari. Da qui il termine “hand-dog” cioè “cane da manica” o “cane manicotto”.
Le misure del carlino cinese in questo momento storico erano:
- corpo 7.8 pollici (circa 20 cm)
- altezza al garrese 3,5 pollici (circa 8 cm)
- lunghezza delle gambe 1,6 o 1,8 pollici (circa 3/4 cm)
- coda di circa 3 cm
L’imperatrice Cixi e i suoi 100 carlini
L’imperatrice vedova TZU HSI (detta Cixi), contestò il nanismo artificiale di tali cani e divenne una delle principali allevatrici di questa razza prediligendone il colore e lo sviluppo di marcature simmetriche, deplorando fortemente lo sviluppo di anomalie come le gambe storte o la lingua sporgente.
Fino alla sua morte nel 1908, l’imperatrice fu una brillante allevatrice che si mantenne fedele alla razza in tutti i suoi cento esemplari di Carlino.
Nel 1860 i soldati britannici attaccarono il Palazzo Imperiale, e durante l’occupazione della città, molti cani furono presi con la forza ai loro proprietari. A Pechino, Carlini e Chihuahua erano ricercati dai cinofili provenienti da ovest, ma solo pochi esemplari del Palazzo Imperiale furono importati in Inghilterra prima della morte dell’imperatrice.
Lo standard antico del carlino cinese
Fu soprattutto con la scrittura del libro Cani in Cina e Giappone del servitore di corte WANG HOU CHUN, che abbiamo notizie più precise sullo sviluppo della razza dei Carlini in Oriente. Wang Hou Chun allevò cani nel Palazzo Imperiale per settantacinque anni.
Il nome dell’antenato dei nostri Carlini ero lo Chiang-Sze, poi abbreviato in Lo-Sze dallo stesso Wang, che ne accenna anche le caratteristiche principali differenziandolo dal suo predecessore il Pechinese, per il suo mantello sempre corto e la sua pelle molto più flessibile ed elastica.
Il punto molto ricercato dagli allevatori cinesi era il Prince-Mark formato dalle tre rughe sulla fronte a imitazione del carattere cinese che significa “principe”. Altri punti, come la compattezza del corpo, la planarità della faccia, l’ortogonalità della mascella e la solidità dell’ossatura, erano simili a quelle del Pechinese, tranne che per le orecchie, che erano più piccole.
Molti Carlini orientali avevano una gran parte del loro corpo di colore bianco, e qualche volta erano completamente bianchi. I Carlini con macchie bianche sono documentati in Europa al più tardi alla fine del 1800, ma le linee che li produssero sono andate perse.
Il più ammirato e più raro esemplare della razza fu il Loong Chua Lo-See (Dragon-Claw Carlino), che era a pelo corto tranne che per le orecchie, le dita dei piedi, dietro le zampe e la coda a fiore crisantemo, che erano a pelo lungo. Questa razza si è evoluta in molti colori ed è stata allevata come più piccola possibile, purtroppo, si è estinta circa 50 anni fa.
Con il trascorrere del tempo il cane carlino approdò in altri paesi giungendo fino a noi. Come in Cina questa razza suscitò molto interesse e fu apprezzata dall’alta società, e questo è testimoniato dalle molte opere d’arte che rappresentano il carlino ritrovate in tutto il mondo.
Il suo nome è cambiato, come pure il suo aspetto, ma la magia che suscita in colui che lo possiede, rimane intatta nel tempo.
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